venerdì 6 gennaio 2012

Grazie Jessica Joy! | 6 Gennaio 2012 |

Forse molti di voi si ricorderanno della piccola Jessica Joy Rees, la bimba di 12 anni figlia di un pastore americano affetta da un tumore al cervello.

Jessica era divenuta per la nostra chiesa una "mascotte" e un esempio. Ne avevo parlato in più messaggi domenicali, ne avevo parlato agli amici, pubblicando su Facebook e altrove la sua stupenda storia fatta di sofferenza, gioia, dolore, speranza, disperazione, altruismo.

Molti di noi (e di voi che mi leggete) hanno pregato costantemente per lei, per una guarigione miracolosa, per qualcosa che potesse andare contro i freddi dati statistici legati al neuroblastoma (il tumore inoperabile di cui era affetta): 9 mesi di sopravvivenza dalla scoperta.

Nella serata di ieri (in California era  mattina) Jessica è stata accolta da Gesù in Cielo, lasciando un gran vuoto nella sua famiglia, ma anche in tutti noi. Si è addormentata, senza soffrire, come se stesse andando al letto la sera. Quando si sveglierà (già è successo questo nel frattempo che sto scrivendo!), non ci sarà la sua famiglia a confortala dal male, o il suo amato Mr. Moe (il cane che l'ha accompagnata fedele in questi mesi di malattia), ma Gesù stesso, il suo VERO padre, Colui che l'ha amata sin da prima che lei esistesse, e che ora la sta accompagnando nella stanza che ha preparato per lei. Non più dolore, o aghi, o mal di testa, o paresi facciale... solo la gioia di stare assieme a Gesù!

Jessie mi manca. Ero ormai abituato a pregare per lei quotidianamente, a scambiarci messaggini e foto su Facebook. Non posso neppure immaginare di quanto manchi alla sua famiglia. E' andata dal Padre, ma il suo fulgido esempio di altruismo, di gioa e di fede rimarranno scolpiti in coloro che, anche se solo tramite le pagine di Facebook, l'hanno conosciuta.

Come credente, so che
" tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, cioè a coloro che sono chiamati secondo il suo piano prestabilito" (Romani 8:28)
.

Io non vedo che il mio tratto di strada, quello che mi appare dinanzi lungo il cammino, e non riesco a sapere cosa c'è oltre quella curva che mi limita la vista, mentre Dio, volando più in alto del tempo e degli eventi, vede (come farebbe un'aquila) l'intero percorso. Vede l'immagine completa, e i suoi incroci, e sceglie in funzione del bene di coloro che lo amano. E so che ha scelto per il bene di Jessie... anche se io non lo posso vedere con la mia vista corta e non lo posso capire con il mio intelletto limitato.
Due commenti, tuttavia, mi hanno aiutato a mettere in prospettiva anche una sola miniuta frazione del piano che Dio ha scritto tramite Jessie.

Il primo è quello di mia moglie. Mentre riflettevo ad alta voce sul fatto che in fondo io non conoscevo abbastanza Jessica, Lei mi ha detto: "
Jessica si è voluta far conoscere da te, come da altre migliaia di persone nel mondo. Tramite Facebook lei ha cercato con te, come con gli altri, un contatto, rendendosi vulnerabile, scegliendo di raccontare ad altri e a te quello che in fondo era la sua intimità, le sue gioie, le sue paure, il meglio e il peggio dei suoi dieci mesi."

Questo
commento mi ha portato ad una prima riflessione per la mia vita di credente: quanto sono disposto io a farmi conoscere dagli altri, rendermi vulnerabile con gli altri? Cerco l'aiuto e il sostegno dei miei fratelli e sorelle in Cristo, vicini o lontani che siano, oppure provo a fare "tutto da me", ritenendo le mie sfide un affare privato? Jessica si è aperta al mondo e ad altri credenti, ricevendo l'aiuto in preghiera e l'incoraggiamento costante che le hanno permesso di vivere questi dieci mesi non in modo passivo verso il suo male, ma aggredendolo e facendone un trampolino di lancio per l'azione, piuttosto che una camera buia in cui rifugiarsi a piangere.

Il secondo, e forse quello più importante, è giunto da mio figlio Matteo, tredici anni, più o meno la stessa età di Jessie:"
Beh, papà, mi spiace molto, ma anche se ha vissuto solo dodici anni, li ha vissuti alla grande. Senza di lei non ci sarebbe stato il Team Negu, e neppure le Joy Jars, che ormai sono conosciute in tutti gli Stati Uniti. E speriamo che anche qui in Italia ci sia prima o poi qualcosa di simile."

Questa è la corretta prospettiva, che non poteva che venire da una mente giovane e pronta a vedere la vita non come una somma dei giorni passati, ma come il libro di quelli futuri.


Matteo mi stava dicendo: questo è stato quello che una bambina di 12 anni, nei suoi 10 mesi di malattia, è stata capace di fare grazie alla sua fede in Gesù.
Piuttosto che diventare AMARA per il male che provava, ha deliberatamente deciso di AMARE chi si trovava nelle sue stesse condizioni. Non ci sarebbe stata un TEAM NEGU  per aiutare i bambini affetti da cancro e le loro famiglie senza Jessie.
Non ci sarebbero state le JOY JARS a dare un sorriso ad un bimbo che soffre senza di Jessie. La vita di Jessie in 10 mesi ha avuto più impatto su migliaia di persone di quanto ne abbiano avute le mie centinaia di predicazioni ascoltate dalla mia chiesa e online da 350 altri in media al mese... perché lei ha deciso di AMARE VIVENDO L'AMORE.

Amare non è un sentimento, ma un'azione.... quante volte l'ho insegnato? E quante volte ho disatteso il mio stesso insegnamento? Quante volte sono stato AMARO perché provavo un dolore invece di AMARE coloro che mi scorrevano a fianco? Quante volte sono stato AMARO CERCANDO L'AMORE, invece di AMARE VIVENDO L'AMORE?

Grazie Jessie per avermi insegnato una verità che ho ascoltato tante volte e che altrettante volte ho insegnato:
"Rallegratevi sempre nel Signore! Lo ripeto: rallegratevi!" (Filippesi 4:4). Io spesso l'ho solo udita o insegnata, tu l'hai vissuta!

Marco


PS: per chi volesse leggere di più della storia di Jessica Joy Rees, qui potrà trovare maggiori informazioni
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